Dettami o mio Signore parole alate che superi Il lor suono di capinera il canto ond'io imperi In versi corta esistenza di sì cotanto splendido Gran Fiore. Descrivere vorrei suo volto candido Col garbo e maestria del sommo Dante ma in povertade Di pensieri m'accingo ad affrontare in umiltade Ardua impresa con mente mia che flette e non connette Chè al cospetto d'Anima sublime, stanco, non permette Ravvicinar divario frapposto in povertade di pensieri Miei e magnitude di grandezza Sua. Dea, che di Latona figlia e del gran Giove dio degli dei, a somma vetta dell'Olimpo assisa che al Dio di luce Apollo fosti sorella, di ninfe circondata, in castitade, degl'Inferi, del Cielo e della Terra Triforme venerata, di caccia assai devota, dei boschi protettrice, peristi!
Stella che brilla di mattino e all'apparire del sole Corre e va via; Viola di prato di delicato odore, fragile e bella inebiatrice dei campi tutt'intorno, Garofalo rosso di profumo intenso, candido E di purezza intriso Giglio; peristi! E vuoto Intorno a Te molto lasciasti.
Ma nello spiccare lo volo nei luminosi Lochi Che agli Angeli di Dio son riservati, seme lascasti In terra a germinare che sviluppò e in luce crebbe Di luminosa luce e di bellezza a simboleggiar La Tua figura eletta. Un Fiore fosti, come tal peristi; Fiore altro come tale in terra non è che ognuno Al Tuo cospetto affievolisce; nessun paragone degno è esserTi posto.
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