La bontà, è risaputo, qualità è del cornuto che quand'anco la sua donna trova a letto con l'amico a sfregarsi l'ombelico, li osserva desolato e per mera umanità, avvilito, se ne va.. Poi credendo che l'amico dipartito si sia già, come d'uso d'ogni dì, torna a casa al mezzodì; da sull'uscio fragoroso ode il riso degl'amanti e allora cosa fà? Scoraggiato se ne va. Attraversa il ponte grande, scende giù, verso la valle, si sofferma sulla sponda, guarda l'acqua gorgogliante: si lo fò. Indi pensa alla sua donna, indietreggia di un bel po': Poverina! Non lo fò. Ed allora cosa fa? Mogio, mogio se ne va. La campana dondolante dona l'ora della sera, il profumo delle viole sta a nunziare la primavera; Lui è solo nei suoi pensieri: a quest'ora ancor lo trovo? Certo no!, è ora di cena. Farfugliando in questo dire verso casa s'incammina. Mentre il sole cala a ponente avanzando lentamente, con il cuore palpitante guarda in alto, ahimè chi vede? È l'amico alla veranda che ridendo sta cenando. Si domanda: Mo che fò? Più lontano me ne vo. Poi, intanto, la campana dalla vetta al campanile lenta batte mezzanotte; con in cuore speranze vane fa ritroso il suo cammino, alla luce della luna della casa ai gradini stancamente s'incammina e la chiave nella toppa ruota lento, pian pianino e con fare quasi furtivo alla camera da letto tristemente s'avvicina. La sua donna con la guancia è distesa sulla pancia dell'amante ch'è d'accanto. Indietreggia, va in cucina, un trinciante stringe in pugno e s'avventa alla consorte e dell'uomo fa stessa sorte. Poi s'accascia lentamente e riposa, finalmente. Pure questo è risaputo qualità è del cornuto. N. Maruca.
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