Il filo sul fuso è oramai quasi alla fine e poco importa delle forbici di Atropo della snervante partita a scacchi l'esito da molto tempo ci è noto ci estranieremo da debiti e da crediti di respiro, tutto accadrà improvviso o dopo un calvario di giorni penosi. Vivendo ho parlato spesso al cuore in cerca di allegria e d'amore ho camminato sotto il brillio delle stelle, tra pulviscoli di sogni sono annegato e emerso dal pozzo dell'inespugnabile ignoranza ho alzato le braccia e gridato sulle scale del lutto e del dolore ho agognato presenze e vicinanze decifrato volti e sorrisi cercato occhi sinceri da guardare scavato per trovare semi di me stesso. Or e domani che mi resta da fare? Scoprire ciò che non fui quante belve mi mangiarono il cuore quando e quanto mi nutrii di menzogne misurare la media dei giorni in cui mortificai me stesso e fui costretto a spacciarmi per altro? Nessun abito è eterno o non si sgualcisce la vita e l'amore durano quel che durano la tonaca passando tra intemperie e stagioni si stinge si consuma poi rovina nel gran mare dell'esistenza dopo i flutti la bianca vela in lontananza scompare al calar del sole e se ne perde la rottae la scia. Cesseranno rumori e frastuoni risuonerà il silenzio diffuso dalle trombe del nulla e del vuoto caduto il destino alle mie spalle sopra i ruderi resterà l'indifferenza e lo sbeffeggio di un Dio a cui non ho creduto la vanità delle parole, la trasparenza pura di un opaco scivolare verso l'oscuro. La speranza? E chi mai la conobbe! La fortuna di incontrarla ad altri la regalo!
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