Mi chiamo Emilè e questa non è la mia storia ma forse il primo pensiero lucido in una vita così altrimenti oscura. Perché vi sembrerà pazzia ma sto per donare la mia anima alla donna che ho scavato nella roccia.
Non sono suo amico, nemmeno credo che ne avesse. Non è mai stato che un semplice bottaio, un emarginato, forse anche un po' matto. Per questo ci hanno messo tanto a ritrovarlo, era completamente solo.
Avevo così poco nella mia vita prima di quel giorno, prima di incontrarla. La gente ci vedeva solo un blocco di pietra ma io ci vedevo Lei, la donna imprigionata in quella forma. Davvero non potete capire?
Dicono che nel buio la sua fosse l'unica luce accesa di tutta la vallata. Chissà poi cosa combinasse per tutta la notte?
Bottaio di giorno, si, ma la notte ero Dio, un creatore innamorato che scava la roccia per dare sangue al niente. Perché io la vedevo e io dovevo.
L'hanno ritrovato accanto a una statua. C'è chi dice sia il frutto di quelle notti. Altri sostengono che un bottaio non può essere stato capace di tanto. Non lui.
Polvere eri e polvere sarò presto ma, in quest attimo solo, in questa lucida pazzia, posso vederti, come sempre, ora come tutti, eppure come nessuno potrà mai più.
Hanno venduto la statua per pagare il funerale. Ora lei è da qualche parte in Europa, più lontano di quanto lui sia mai andato.
E spero che Dio possa perdonare questo furto, l'anima e la vita che ti ho donato, perché non mi pento. Per questo soltanto ho vissuto. Solo per te ho amato.
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