Non andare ancora, resta, tra queste labbra di carne e fango, infrante nei respiri ad occhi chiusi, sognanti e disillusi sulle rocce del desiderio, regina di castelli di sabbia scivolati dolcemente nei capitoli del mio mare e di vita fredda, sublimata in stratosfera, soffocata dentro al sole che ancora mi irradia opaco e tiepido, non andare ancora, resta, sui moli di legno gonfiati dall'acqua dove piangono i delfini se si spengono le onde... accendimi le stelle e leviga l'attrito di una lacrima su pelle, non morire nella nebbia ma rincorrimi al tramonto sorpassami all'aurora e poi baciami d'essenze leggere al riaprire gli occhi sul mondo.
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