Mi nutro di pane lacrime e rose per sfamare digiuni d'amore e restare tra i viventi.
Le lacrime sono il mio pane notte e giorno, senza di te, amore, disconosco significanze di sorrisi.
Vorrei chiederlo alle nuvole d'agosto, ai cespugli di corallo degli abissi... alle nuvole guanciali di sospiri... alle stelle compagne d'illusioni...
In questa notte così violenta di desiderio così azzurra di sogni così nera d'illusioni vorrei sostare su una panchina di nuvole per narrarti le cose che non ho mai detto nemmeno al mio cuore gitano.
Vorrei sfogliare la rosa che appassisce di lacrime e silenzi, vorrei guardarti negli occhi e raggiungerti ovunque tu sia, cercarti in ogni latitudine fino agli estremi confini della ragione.
Sciolgo i miei brividi in catini di vetro trasparenti come lacrime, taglienti come lame di luna, spinosi come rovi senza frutti, né fiori, né sospiri, né baci, né deliri.
Ma tu soccorrimi, amico, donami briciole di sogni, strofe di poesia infinita, lacrime dolci di miele d'acacia, bocconi d'assenzio e acqua di rose...
Toccami l'anima, sfiorami il viso senti, che dolci le lacrime di marzo sono gioielli di quarzo per chi ne vorrà.
Non negarmi i tuoi sogni buia notte! Domani avrò fame di stelle e mi nutrirò di sospiri.
Questa notte sfoglierò pagine d'ombra in attesa di sognare albe di rugiada.
Qui e Ora voglio restare abbracciata alla notte per farmi addormentare...
Domani sarò certo un altro giorno! Mi toccherà nuovamente vivere... Mi toccherà di nuovo indossare una collana di spine senza rose...
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