Vago senza meta per queste strade strette e scure sapendo solo che non mangerò neanche oggi non perché son pieni tutti i ristoranti, ma perché han chiuso quei cancelli arrugginiti. Arrivo chissà come a questo mare immoto e scuro sapendo che neanche oggi partirò in vacanza non perché viaggiano pieni tutti gli aeroplani, ma perché han chiuso quei cancelli arrugginiti. Poi, senza rendermene conto, finisco per giungere comunque a quei cancelli per sempre chiusi di questa vecchia fabbrica per sempre chiusa, anche se so che nessuno li aprirà mai più. E mi vien voglia di dare un calcio a questi cancelli chiusi, di sparire in queste strade strette e scure, di annegare dentro questo mare immoto e scuro, per scordare quante gocce di sudore e quante lacrime sono passate da quei cancelli, di scordare persino il mio nome, la mia identità e il mio lavoro dentro quella fabbrica che mi ha consumato il corpo e fottuto l'anima.
Commenti