A separarci la vastità del tirreno cobalto e delle brulle coste smeralde che di napoleone furono madri. Ci divisero le pianure estese ai piedi del gennargentu che paternamente ombreggia su un'isola che rifugge la sua patria. Ma non poterono allontanarci né le acque impetuose che investono i traghetti alle bocche di bonifacio né l'orgoglio dei sardi con le loro sabbie color del granito a nulla valsero i chilometri che la fisica impose tra di noi eravamo come i gemelli monozigoti per la cui empatia tutti ardono di un'invidia atroce. Veloci come le mani di un pianista irrequiete sull'ebano di una polonaise così ci affrettavamo a trasmetterci quotidiane emozioni puerili pensieri filosofie mai scritte soavi canzoni che i nostri piedi ballavano a ritmi susseguenti. Prima un do, ecco un fa diesis, ed infine spunta un sol. Incuranti del vasto tirreno e delle napoleoniche coste dipingemmo su un pentagramma la melodia della nostra distanza. E a nulla servì il pianto della nobile arte del nostro peso.
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