Sospesa su un filo di erba elettrico come la spina della mia coscienza procedo avanzando cauta danzando come una ballerina, incurante dell'abisso e della verità ch'esso cela.
Le mie mani cullano il vento il mio viso si presta al sorriso dell'alba le mie guance arrossiscono come un tramonto ed io forgio il mio cielo sulla pietra di questo stelo mentre sprofondo aldilà del velo; e guardo il cielo e l'immensità ch'esso rivela un dipinto di migliaia d'anni luce su una tela, che rapisce la perfezione e lentamente la incatena per render la bellezza una schiava che si dimena tra i lineamenti del tempo.
Sconfitta nel silenzio vado incontro a smarrimento di una cellula di luce ritrovata e mi perdo tra le grotte tra le ombre disperse alla ricerca dei suoi pezzi passando sui miei occhi il calice dell'oblio dimenticando per un po' che son già rinata.
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