S'io mi concreto a teneri volumi tra l'infanzia e la grazia maturata e vibro di colori non del tutto affermati entro la cava sinfonia delle palme, s'io finalmente al rapido fluire dei firmamenti reggo l'indistinto ma attuale problema dell'età e in un risucchio fondo ed angoscioso gusto la dimensione dei miei sensi; s'io partecipo ancora del declino dell'ore puntuale alla miseria del ritorno di esseri-demoni; s'io mi affaccio a languire nei giardini notturni ed a rifarmi pellegrina per scoprire al di là d'ogni misura la concretezza fervida dell'angelo; s'io mi rendo discreta ad appassire con le cose terrene ed a lottare infine per lo spazio di una esigua materia, questo è perché il mio ciclo arroventato e di lacrime e pene trasferito all'assurdo risolleva l'antico fulcro dell'umanità.
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