L'olmo e la verde sposa Vedi in florido amplesso accolti e stretti: Vedi a l'ilice annosa Attorcersi i corimbi giovinetti. Deh! Se del roseo braccio Cosí, bianca Neera, m'avvincessi, E tra'l soave laccio Il capo stanco io nel tuo sen ponessi, Un lungo amore insieme Giugnendo l'alme ognor, dolcezza mia, Non altra gioia o speme, Non altro a desiar lo spirto avria. Non me non me dal fiore Del caro labbro, fin di tutte brame, Svegliar potria sopore, Non cura di lieo, non dura fame. Allor noi senza duolo Il fato colga; innamorati spirti Noi tragga un legno solo, Pallido Dite, à suoi secreti mirti. Di ciel che mai non verna La ferma ivi berremmo aura sincera, Sotto i piè nostri eterna Rinascendo cò fior la primavera. In tra i nobili eroi Ivi à ben nati amor vivono ognora L'eroine onde a noi Mormora un suon d'esigua fama ancora, E menan danze, e alterni Canti giungono al suon d'alterna lira; E sù germogli eterni Zefiro senza mutamento spira. Scherza con l'ôra incerta Di lauri un bosco; de le aulenti frondi Sotto l'ombra conserta Ridon le rose ed i giacinti biondi. A l'ombre pie d'intorno, Non da rigidi imperi esercitato, Sotto il purpureo giorno Germina splende e olezza il suol beato. Solinga ombra amorosa Ivi oblia Saffo la leucadia pietra, E pur languida posa La tenue fronte su la dotta cetra. Siede Tibullo a l'ombra Ove docil dà colli un rio declina; E di dolcezza ingombra I sacri elisii l'armonia latina. E noi, Neera, il canto Dè morti udrem; noi sederem trà fiori De l'asfodelo. Intanto Mesciamo i dolci e fuggitivi amori.
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