Siamo noi, guardaci, rifugiati nelle case a guardarci da lontano salutarci dal video senza carne né profumo di figlio, o padre, né mano di madre che stringe carezzando.
Siamo noi, guardaci, in questa immobile battaglia senza terra o corpo da combattere davanti a un nemico fatto d'aria che si mangia il tuo respiro troppo piccolo per sparargli infame divoratore di nonni mai più tornati dall'ospedale senza dargli nemmeno un addio.
Siamo noi, guardaci, medici che fino a ieri non potevamo sapere, no, di quanta furia è capace un virus quando esplode di quanti se ne porta via che non bastano a contarli Queste mani chiuse a preghiera, ma nessuno è scappato, nessuno, chi poteva immaginare di quanta forza, quale coraggio, si porta nel petto lei, l'infermiera che non smette l'accoglienza che da giorni non si ferma e lavora pure mentre piange.
Sono io, guardami, sono italiano, un popolo di terre e colori, fatto di paesi lanciati nell'azzurro e d'artisti del sorriso del buon vino da brindare d'arte profusa per le strade di primavera l'aria già impazzita. Mio stivale, altare di bellezza e d'amore tornerai a correre per le strade, nell'abbraccio d'uno sconosciuto con la tua voce di canto mi dirai che tutto è finito.
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