Ah! Quante cose perdute che perdute non erano. Tutte le serbavi tu.
Minuti grani di tempo, che portò via un giorno il vento. Alfabeti nella spuma, che un giorno il mare travolse. Io li credevo perduti.
E perdute le nubi che pretendevo fermare nel cielo fissandole con occhiate. E l'allegria alta dell'amore, e l'angoscia di non amare abbastanza, e l'ansia di amare, di amarti, di più. Tutto perduto, tutto nell'essere stato un tempo, nel non esistere più.
E allora tu sei venuta dal buio, radiosa di giovane pazienza profonda, agile, perché non pesava sui tuoi fianchi snelli, sulle tue spalle nude, il passato che tu, così giovane, portavi per me. Ti guardavo alla luce dei baci vergini che mi hai dato, e tempi e spume e nubi e amori perduti furono salvi. Se da me fuggirono un giorno, non fu per morire nel nulla. In te continuavano a vivere. Ciò che io chiamavo oblio eri tu.
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