No, non lasciate chiuse le porte della notte, del fulmine, del vento, di ciò che mai si è visto. Restino aperte sempre esse, le ben note. E tutte, quelle ignote, che si aprono sui lunghi percorsi da tracciare, nell'aria, sulle rotte che stanno cercandosi un varco con volontà oscura e ancora non l'hanno trovato in punti cardinali. Mettete alti segnali, astri, meraviglie; che si veda chiaramente che è qui, che tutto desidera accoglierla. Perché può venire. Oggi o domani, o fra mille anni, o il giorno penultimo del mondo. E tutto deve essere così piano come la lunga attesa.
Eppure so che è inutile. Che è un gioco mio, tutto, aspettarla così come folata o brezza, temendo che inciampi. Perché quando lei verrà sfrenata, implacabile, a raggiungere me, muraglie, nomi, tempi, si frangeranno tutti, travolti, penetrati irresistibilmente dalla gigante tempesta del suo amore, ormai presenta.
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