Io unita di parole orrende ansante di clamore: io che conosco baratri e sonde per l'incalcolata nudità dei remoti Paradisi, sospirosa bellezza, driade dai fuggevoli pensieri, consanguinea dei pioppi, alle betulle forte mite sorella, io che cedo il mio nome alle natanti filiazioni dell'onde, nuda baccante delle mie paure e fulgore d'alloro ed inebriato lento corso di stelle, io sempreviva, segno zodiacale, da immane ira protetta, deità del grido: spietata ho verghe di incorrotta fama e superbi destrieri al mio cammino.
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