Sempre assorto in me stesso e nel mio mondo come in sonno tra gli uomini mi muovo. Di chi m'utra col braccio non m'accorgo, e se ogni cosa guardo acutamente quasi sempre non vedo ciò che guardo. Stizza mi prende contro chi mi toglie a me stesso. Ogni voce m'importuna. Amo solo la voce delle cose. M'irrita tutto ciò che è necessario e consueto, tutto ciò che è vita, m'irrita come il fuscello la lumaca e com'essa in me stesso mi ritiro.
Chè la vita che basta agli altri uomini non basterebbe a me. E veramente se un altro mondo non avessi, mio, nel quale dalla vita rifugiarmi, se oltre le miserie e le tristezze e le necessità e le consuetudini a me stesso non rimanessi io stesso, oh come non esistere vorrei! Ma un'impressione strana m'accompagna sempre in ogni mio passo e mi conforta: mi pare di passare come per caso da questo mondo...
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