Che "Mia" diventi la voce del verbo pronunciata sulla torsione del polso e lasci il segno del possesso nel piacere del livido senza mia colpa ché lei è rea confessa pur nella tela di ragno per mosche rosa
Tra il lucido e il torbido mi specchio, doppio, Narciso morboso di un irrisolto Edipo in fasce
Tra l'ossessione e la furia a succhiare il sangue nell'eccitazione dei dinieghi il controllo dell'ubbidienza a mani giunte, come in preghiera, con i lacci traumatici di tortura fredda terrorista e tiranno ché sono tua vittima al talamo d'una luna di miele rancido
La violenza mi cura la paura ché se alito sul collo, allora respiro; la perfezione inscenata.
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