Queste pietre miliari così fonde, così ben levigate, un urto d'oro, non le vedrò mai più, pare un delirio dirlo così, mentre resiste il verde dei nostri colli, eppure le pupille mi si dilateranno all'infinito finché la cecità forte m'incolga e mi faccia rapire. I lenti passi dentro questo ospedale, le sottili meraviglie di un trepido racconto, una mano che guarda od un sorriso che ti levi di torno la lordura, tutto io perderò, tornando fuori all'aperto nel mondo che qui dentro ove resiste un tremito o follia qui si nasconde veramente il vero, perciò ti dico, mentre ti saluto, abbi pietà di me che non avrò più mitezza né pianto e lungo i muri scolorati del piombo, aggraverò mortalmente la faccia, fin d'ora io mi sento perduta, l'usignolo già si tace da oggi. Addio compagno dei miei sogni, nascosto desiderio pace stragrande, che ti salvi almeno il mio ricordo poi che bieco appare ai miei occhi infecondi, andrò domani colma d'affanni a salutare appieno ciò che mi resta, il nulla, e qui era vita era trionfo e pallida misura ma quanta pace, quanto amore e quanta lunga preghiera di nascosto a sera...
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