Ai piedi stanchi delle stelle ho gettato sassi in mari di nuvole e l'anima mi è apparsa un trionfo di tonfi e cerchi come grande cielo in mistero di abissi diluita in spuma è così intimo il mio buio che si rimane sfrattati nella me più disabitata e non è dato possedere neppure una stanza sfitta ché le porte mi stanno tutte sulla pelle in fila come i pori a indicarne il congedo e l'esilio sono presenza solo a me stessa all'appello del sentire -del sentirmi- con la mano alzata come allieva impreparata piena di lumicini timidi e tremanti.
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