Come un grottesco funambolo d'un circo infernale. Gravitano lame di forbici taglienti, lucide cesoie, a lambire i miei fili esistenziali - circuiti elettrici - Mòire sugli spalti a tesserne le trame, scorbutiche ed oscure. Traballo zoppicando, su un ineluttabile dis-equilibrio, di sbieco obliqua inclinata declinata reclinata instabilità dei giorni in-definizione di pensieri notturni _così al confine di buio e luce come di bianco e nero e dentro e fuori io sul filo del rasoio come arma inesorabile, inevitabile, mi spacco le piante per affondare e tenere, sbilanciando lo sguardo verso ciò che so e ciò che devo sapere.
Commenti