Sinfonia italiana in cinque parti, con un'epigrafe e dediche
V
Pozzuoli - Ischia Porto
A Gleb Šul'pjakov
Colui che questi versi compose senza penna viaggiava a bordo dell'"Amleto", traghetto pingue e pensieroso, nel dormiveglia ossessionato dal problema tormentoso, ma il baffuto capitano impartiva ai marinai saggi comandi, netti e ben scanditi; una mano sul timone, e nell'altra la sua bella.
Dove portava questo viaggio né lungo né breve? – Dagli ischieti ad Ischia la rotta era questa: piegando verso destra, dapprima costeggiando, poi per il mare aperto, in grembo alla divinità che cambia sesso, e le cui lodi cantano gli amanti della salamoia in ogni angolo della terra.
"Canta, Attis! canta, Cibele! bevi, o Sole, bevi, o Luna! " – l'onda spumeggiava e bianca ribolliva; dal fondo del mare i pesci un po' sorpresi seguivano con lo sguardo la chiglia che solcava i flutti: perché questo coltello incide il vello pecorino generando tremito, strepito, e stridore?
Così si rituffarono, non bastò loro un'ora e mezzo per rivelarmi qualche cosa sull'isola dei tre vulcani che si stagliava non lontano –, ma il Signore, spalancato il cielo, fece udire la sua voce – a parole non si può ridire com'avvampai e mi sentii gelare: veramente "Pater noster" non è lo stesso che "Otce naš".
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