O Maria, fragile madre, ascoltami, ascoltami adesso anche se non so le tue parole. Ho in mano il nero rosario, con il suo Cristo d'argento, non è prediletto da Dio perché io sono l'infedele. Ciascuno dei grani è tondo e duro tra le mie dita, è un piccolo angelo nero. O Maria, concedimi questa grazia, concedimi di cambiare, sebbene io sia brutta, sommersa dal mio stesso passato, dalla mia stessa follia. Anche se ci sono delle sedie io sono sdraiata sul pavimento. Solo le mie mani sono salve toccando i grani del rosario. Una parola dopo l'altra, ci incespico dentro. Una principiante, sento la tua bocca toccare la mia.
Conto i grani come se fossero onde che mi martellano contro, saperne il numero mi fa ammalare, afflitta, afflitta nel cuore dell'estate e la finestra sopra di me è la sola che mi ascolta, il mio essere goffo. Dà in abbondanza, è rilassante. L'elargitrice del respiro lei, mormora, i suoi polmoni esalano come quelli di un enorme pesce.
Sempre più vicina è l'ora della mia morte mentre mi risistemo il volto, divento come prima, come prima dello sviluppo, con i capelli diritti. Tutto ciò è morte. Nella mente vi è un esile vicolo chiamato morte ed io mi muovo lungo di esso come nuotando nell'acqua. Il mio corpo è inutile. È disteso, accucciato come un cane su un tappeto. Si è arreso. Qui non ci sono parole se non quelle apprese a metà, l'Ave Maria e piena di grazia. Ora sono entrata nell'anno senza parole. Noto la strana entrata e l'esatto voltaggio. Esistono senza parole. Senza parole una può toccare il pane e riceverlo senza emettere alcun suono.
O Maria, tenero medico, vieni con polveri ed erbe perché sono nel centro. È veramente piccolo e l'aria è grigia come in una casa a vapore. Mi porgono del vino come a un bambino si porge del latte. Appare in un bicchiere di delicata fattura, con la boccia circolare e l'orlo sottile. Il vino ha un colore denso, muffa e segreto. Il bicchiere si solleva da solo tendendo verso la mia bocca e me ne accorgo e lo capisco soltanto perché è successo.
Io ho questa paura di tossire ma non parlo, la paura della pioggia, la paura del cavaliere che arriva galoppando nella mia bocca. Il bicchiere si inclina da solo e io prendo fuoco. Vedo due sottili righe che mi bruciano rapide giù per il mento. Mi vedo come se mi vedesse un altro. Sono stata tagliata in due.
O Maria, apri le tue palpebre, io sono nel dominio del silenzio, nel regno della pazzia e del sonno. C'è sangue qui ed io l'ho mangiato. O madre del grembo, sono venuta soltanto per il sangue? O piccola madre Sono dentro i miei pensieri. Sono rinchiusa nella casa sbagliata.
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