Riguardo alla lettera in cui mi chiedi di chiamare un prete e di mettermi il Crocefisso che mi mandi - il tuo crocefisso il crocefisso roso dal cane, non più largo d'un pollice, di legno e senza spine, questa rosa:
io prego la sua ombra, il luogo grigio - profondissimo - dove si trova, sopra la tua lettera. Odio i miei peccati e mi sforzo di credere nel Crocefisso. Tocco le sue tenere anche, le mascelle scure, il collo solido, il suo sonno bruno.
È vero, c'è un Gesù, bello, raggelato fino al midollo come un pezzo di manzo. Ha una voglia disperata di chiudere le braccia e io ne tocco disperata l'asse verticale e orizzontale. Ma non posso: il bisogno non è esattamente fede.
Ho portato il tuo crocefisso tutta la mattina legato al collo con uno spago. Ne sentivo il battito lieve come il cuore di un bimbo, che in dolce attesa di nascere pulsa indirettamente. Ruth, mi è cara la tua lettera. Amica mia, io sono nata compilando bibliografie sul peccato, e confessandolo. Le poesie sono questo: con pietà per gli avidi, sono le liti della lingua, il minestrone del mondo, l'astro del sorcio.
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