Pubblicata il 28 ottobre 2005 alle 18:36
Io sono innamorato di tutte le signore che mangiano le paste nelle confetterie. Signore e signorine - le dita senza guanto - scelgon la pasta. Quanto ritornano bambine! Perché nïun le veda, volgon le spalle, in fretta, sollevan la veletta, divorano la preda. C'è quella che s'informa pensosa della scelta; quella che toglie svelta, né cura tinta e forma. L'una, pur mentre inghiotte, già pensa al dopo, al poi; e domina i vassoi con le pupille ghiotte. Un'altra - il dolce crebbe - muove le disperate bianchissime al giulebbe dita confetturate! Un'altra, con bell'arte, sugge la punta estrema: invano! Ché la crema esce dall'altra parte! L'una, senz'abbadare a giovine che adocchi, divora in pace. Gli occhi altra solleva, e pare sugga, in supremo annunzio, non crema e cioccolatte, ma superliquefatte parole del D'Annunzio. Fra questi aromi acuti, strani, commisti troppo di cedro, di sciroppo, di creme, di velluti, di essenze parigine, di mammole, di chiome: oh! Le signore come ritornano bambine! Perché non m'è concesso - o legge inopportuna! - il farmivi da presso, baciarvi ad una ad una, o belle bocche intatte di giovani signore, baciarvi nel sapore di crema e cioccolatte? Io sono innamorato di tutte le signore che mangiano le paste nelle confetterie. Ultimi argomenti inseriti Info Pubblicata il 28 ottobre 2005 alle 18:36
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