Udite: il campo di Afrodite occhi vivaci o delle Grazie noi ariamo, muovendo al tempio ombelico della terra altitonante; qui, agli Emmenidi felici, alla fluviale Agrigento e a Senocrate, per la vittoria pitica, è costruito, nella valle ricca d'oro di Apollonia, un tesoro di inni, che mai la pioggia invernale - esercito irruento e spietato di nuvola risonante - né il vento con detriti confusi percuotendolo sospingeranno negli abissi del mare. Nella luce pura, la sua fronte annuncerà nei discorsi dei mortali, o Trasibulo, la vittoria illustre, comune a tuo padre e alla stirpe, riportata col carro nelle valli di Crisa. Nella mano destra serbandolo, tu guidi dritto il precetto che una volta - narrano - sui monti il figlio di Filira impartì al Pelide, separato dai suoi genitori: tra gli dèi, onorare soprattutto il figlio di Crono, dalla voce grave, signore dei lampi e dei fulmini; e non privare mai di questo onore i genitori per la vita che loro è destinata. In altro tempo, sentimenti simili nutriva il forte Antiloco, che morì per il padre, affrontando Memnone sterminatore, re degli Etiopi. Colpito da frecce di Paride, bloccava un cavallo il carro di Nestore. Protese Memnone la lancia possente. Turbata, la mente del vecchio Messenio gridò il nome del figlio. A terra non cadde la sua parola. Lì resistendo, l'uomo divino comprò con la sua morte la vita del padre; e compiuta l'impresa immane, egli parve ai più giovani della stirpe antica il più grande per virtù verso i genitori. Ma questo è passato. Dei giovani di ora, più di tutti Trasibulo procede secondo la norma paterna e segue lo zio in ogni splendore. Con senno egli usa la ricchezza, e coglie una giovinezza non ingiusta né tracotante; ma negli antri delle Pieridi coltiva la poesia e a te, Scuotitore della terra, che governi le gare dei cavalli, o Poseidone, si dedica, con animo fervente. Dolce anche nei rapporti conviviali, la sua indole supera l'opera traforata delle api.
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