Quale febbre ha mai l'uomo! Che guardare ai suoi giorni mortali con il sangue temperato non sa, che tutto sciupa le pagine del libro della vita e deruba virtù al suo buon nome. È come se la rosa si cogliesse da sé; o quand'è matura la susina la sua scura lanugine raschiasse; o a guisa di un folletto impertinente la Naiade oscurasse la splendente sua grotta di una tenebra fangosa. Ma sullo spino lascia sé la rosa, che vengano a baciarla i venti e grate se ne cibino le api: e la susina matura indossa sempre la sua veste bruna, il lago non tocco ha di cristallo la superficie. Perché dunque l'uomo, importunando il mondo per averne grazia, deve sciupar la sua salvezza in obbedienza a un rozzo, falso credo?
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