Firenze nel fondo era gorgo di luci di fremiti sordi: Con ali di fuoco i lunghi rumori fuggenti Del tram spaziavano: il fiume mostruoso Torpido riluceva come un serpente a squame. Su un circolo incerto le inquiete facce beffarde Dei ladri, ed io tra i doppi lunghi cipressi uguali a fiaccole spente Più aspro ai cipressi le siepi Più aspro del fremer dei bussi, Che dal mio cuore il mio amore, Che dal mio cuore, l'amore un ruffiano che intonò e cantò: Amo le vecchie troie Gonfie lievitate di sperma Che cadono come rospi a quattro zampe sovra la coltrice rossa E aspettano e sbuffano ed ansimano Flaccide come mantici.
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