Godi se il vento ch'entra nel pomario vi rimena l'ondata della vita: qui dove affonda un morto viluppo di memorie, orto non era, ma reliquario.
Il frullo che tu senti non è un volo, ma il commuoversi dell'eterno grembo; vedi che si trasforma questo lembo di terra solitario in un crogiuolo.
Un rovello è di qua dall'erto muro. Se procedi t'imbatti tu forse nel fantasma che ti salva: si compongono qui le storie, gli atti scancellati pel giuoco del futuro.
Cerca una maglia rotta nella rete che ci stringe, tu balza fuori, fuggi! Va, per te l'ho pregato, - ora la sete mi sarà lieve, meno acre la ruggine...
uno dei meravigliosi "brani" di Montale che non sbaglia mai metafora. Un grande poeta che canta l'umanità delle piccole cose, dei miracoli che passano per le nostre strade.. Il sogno del prigioniero che da dietro le invisibili sbarre tende il braccio le attraversa le sfonda e si inoltra in un'altra anima, in un'altra dimensione dove forse si salva
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