Gelido il vento pè lunghi e candidi Intercolonnii fería; sù tumuli Di garzonetti e spose Rabbrividian le rose Sotto la pioggia, che, lenta, assidua, Sottil, da un grigio cielo di maggio Battea con faticoso Metro il piano fangoso; Quando, percossa d'un lieve tremito, Ella il bel velo d'intorno a gli omeri raccolto al seno avvinse E tutta a me si strinse: Voluttuosa ne l'atto languido Tra i gotici archi, quale trà larici Gentil palma volgente Al nativo oriente. Guardò serena per entro i lugubri Luoghi di morte; levò la tenue Fronte, pallida e bella, Tra le floride anella Che a l'agil collo scendendo incaute Tutta di molle fulgor la irradiano: E piovvemi nel cuore Sguardi e accenti d'amore Lunghi, soavi, profondi: eolia Cetra non rese piú dolci gemiti Mai né sì molli spirti Di Lesbo un dí tra i mirti. Su i muti in tanto marmi la serica Vesta strisciava con legger sibilo, Spargéanmi al viso i venti Le sue chiome fluenti. Non mai le tombe sí belle apparvero A me nei primi sogni di gloria Oh amor, solenne e forte Come il suggel di morte! Oh delibato fra i sospir trepidi Su i cari labri fiore de l'anima E intraviste nè baci Interminate paci! Oh favolosi prati d'Elisio, Pieni di cetre, di ludi eroici E del purpureo raggio Di non fallace maggio, Ove in disparte bisbigliando errano (Né patto umano né destin ferreo L'un da l'altra divelle) I poeti e le belle!
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