Lessi la mia sentenza con fermezza - la controllai per essere sicura di non aver frainteso nella clausola finale la data e la forma della vergogna - e poi la frase "Dio abbia misericordia" dell'anima - i giurati si espressero così.
Cercai di abituare la mia anima alla sua fine, perché in quel momento non le sembrasse estranea l'agonia - ma lei e la morte, fatta conoscenza, s'incontrassero tranquille, come amiche - salutandosi e passando senza un cenno - e lì si concludesse la faccenda.
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