Vedo morire colori di campi squarciati da fiumi di lava, da turiboli di pena espandersi fragranze di resine, ultimo addio di boschi agonizzanti. Non griderò inutilmente parole di collera retorici contorsionismi di chi aspira al plauso della folla. Non farò violenza ai violenti ad aggiungere anelli ad una stessa nefasta catena.
Vorrei sentire urla di coscienze ridestate e aprire occhi ciechi per troppe tenebre di prigionia in angusti anfratti di evoluzioni mancate, e cantare canzoni composte per questa occasione, e avere compagni i gabbiani, e il vento che porta aromi di mare alle montagne assetate. E il canto dirà che l'attesa non fu vana.
Siederemo allo splendore della vigna ritrovata sotto la saggezza dei vecchi ulivi in rassegnata attesa di anni. Risentiremo i grilli di notte riempire di nostalgie spazi di memorie e non sembrerà triste la notte come i giorni dietro le grate dell'attesa tradita. E navigheremo tra le stelle dei nostri antichi desideri alla ricerca di approdi che abbiano un senso.
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