In questa notte fredda di gennaio, quando il gelo arreca danni e vento e uragano sradicano i tetti delle case quando tutti sono immersi nel riposo, io veglio e pensieri vaghi s'intersecano nella mente, guardando la bimba che dorme nella culla.
Com'è quieto il suo sembiante poiché vedo me piccina accanto alla Chiesa e al Campanile che rintoccava gioioso nel dì di festa, così mesto per il funerale... ed io ignara giocavo sul sagrato guardo te che dormi quieta nella culla e penso alla quiete del mio piccolo paese spezzata dal canto dell'usignolo che veniva lo spirito a rallegrar o della civetta che fermava l'occhio sull'ombra fuggevole dell'evento infausto.
E soave giungeva la primavera e la terra si copriva di verde, di rosa e di azzurro dei ruscelli che tagliavano la campagna. e seguiva l'estate e io a gambe nude tra le spighe gonfie di pane, andavo. abbronzandomi e cantavo a squarciagola o quando intirizzita per il gelo udivo il pettirosso cantare sul biancospino, e con le mani prendevo il muschio sulla crosta del pruno e vedevo correre e fluttuare la driade danzante o rotolarmi nella neve e veder le gronde agghindarsi con le stalattiti.
Tu che dormi quieta nella culla ignori la pena, che mi da il pensiero che sarai grande fra le alte case vedrai il cielo tra le antenne e comprerai il muschio al supermercato, vedrai fiumi isteriliti che mandano Intorno Il lezzo di liquame.
Certo saprai suonare Il plano ti muoverai con grazia al suono cadenzato dell'aerobica, e sarai rossa per la tintarella mia piccola che dormi Ignara nella culla tu mai morderai una mela lustra spiccata dal greve ramo.
È freddo Il radiatore come Il mio stanco cuore e lo spirito non muta le forme In piacevoli essenze, l'unico calore mi vien dal tuo resptro mia piccola nipote che dormi nella culla.
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