Voglio dire, dormivo soltanto mi svegliai con una mosca sul gomito e chiamai la mosca Benny poi l'uccisi e poi m'alzai per guardare nella cassetta della posta e c'era una specie di avviso del governo ma siccome non c'era nessuno tra i cespugli con la baionetta lo stracciai e tornai a letto a guardare il soffitto e pensai: questo mi piace proprio, voglio starmene qui sdraiato per altri dieci minuti e rimasi lì sdraiato per altri dieci minuti e pensai: è assurdo, ho tante cose da fare ma voglio starmene qui sdraiato per un'altra mezz'ora e mi stirai mi stirai e guardai il sole tra le foglioline di un albero fuori, e mi vennero pensieri meravigliosi, non mi vennero pensieri immortali, e quello fu il momento migliore e cominciò a far caldo e buttai via le coperte e dormii - ma un sogno maledetto: ero ancora sul treno per le solite 5 ore di viaggio su e giù fino all'ippodromo, seduto accanto al finestrino, davanti al solito oceano malinconico, con la Cina laggiù che m'insinuava bizzarrie nel fondo del cervello, e poi qualcuno sedette accanto a me e parlò di cavalli una naftalina di parole che mi sventrarono come la morte, e poi ero là di nuovo: i cavalli che correvano come una cosa vista su uno schermo e i fantini pallidissimi in viso e non contava chi vinse alla fine e tutti lo sapevano, il viaggio di ritorno fatto in sogno era lo stesso della realtà: neri pesi di notte tutt'intorno alle stesse montagne vergognose d'essere là, e ancora il mare, ancora il treno come un gallo che passa la cruna d'un ago e mi toccò d'alzarmi per andare al gabinetto e non avevo voglia di andare al gabinetto perché qualcuno aveva gettato, qualche minchione aveva gettato della carta nel cesso, ingorgandolo di nuovo, e quando tornai fuori nessuno aveva altro da fare che guardare la mia faccia e io sono così stanco che lo sanno quando mi guardano in faccia che li odio e allora odiano me e vorrebbero ammazzarmi ma non lo fanno. Mi svegliai ma siccome non c'era nessuno vicino al letto per dirmi che sbagliavo dormii ancora un po'. Questa volta quando mi svegliai era quasi sera. La gente tornava dal lavoro. Mi alzai e sedetti su una seggiola a guardarli. Non avevano una gran bella cera. Anche le ragazzine non erano così attraenti come quando erano partite. E arrivarono gli uomini: sicari, assassini, ladri, truffatori, l'intero campionario, e i loro volti erano più orrendi di qualunque mascherone mai ideato.
Trovai un ragno nell'angolo e l'uccisi con la scopa.
Guardai la gente ancora per un po' e poi mi stancai e smisi di guardare e mi feci due uova fritte e sedetti a tavola con un pezzo di pane e annaffiai il tutto con un goccio di tè.
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