A piedi nudi, nel silenzio della notte, entrasti, o donna, nella mia stanza oscura dove, profonda, tanta pace alberga. Le mani affusolate lambirono le mura e andando incontro all'aria toccaron finalmente il volto mio, accarezzando lucidi capelli, sfiorando l'armonia delle mie labbra. Come tordo mi lasciai cogliere da dolci pensieri che le perdute occasioni lasciano cadere, agonizzanti, nei misteri incompiuti di cuori intirizziti dalla paura di un armonioso travaglio senza suoni.
Così cadde una lacrima su carta sugante, nostalgia di un amore accantonato ormai in un pallido ricordo di attimi bruciati che il vento col rimorso porta via. E tu, donna proibita, immagine di colpe e di peccati, col guizzo ilare e impavido di chi nasconde gli occhi e pure il volto.
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