Dolore sul volto scavato e orbo, gelo nell'anima trafitta deturpata della bellezza che fu l'anello della tua fierezza sconfitta da vili mani onnipotenti dell'uomo padrone e schiavo di se stesso dei suoi infimi istinti di bestia feroce, inferiore alla dea che ha bendato per annientare la sua presenza che lui non più indossava.
Cosa poteva renderlo ancora più forte? Cosa lui non possedeva? L'anima che gli occhi parlavano dell'innocenza dipinta e statuaria sul lungo collo di gazzella di donna inerme e altera, senza parola, senza volto ai suoi occhi di maschio prepotente che s'arroga il diritto di acidificare l'intelaiatura di quel ricamo della natura.
Distruggere se non si può possedere di nessuna se non sua, punita se ha guardato oltre se stesso e in un istante si cancella il volto, l'anima deturpandola a vita, ma quell'occhio cieco
dà la vista al mondo del tuo orrore del tuo non essere uomo.
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