Ora, io mi soffermerei sui coriandoli e sui pezzi di vetro. Toglierei fuliggini per tutta casa. Ma non c'è casa. Stavolta, la viaggiatrice sono io e punto a mete di tutto rispetto, fino ad arrivare ai luoghi che meta non hanno. Salgo in soffitta se ho voglia di un po' di notte e scendo giù in cortile per far alba. Mi scrollo la sabbia di dosso se c'è stato deserto, ma poi m'accorgo che è piovuto forte e mi s'è incollata la rena sui vestiti, allora, penso che prima dev'essersi alzato il vento, ché tira sempre forte prima che si faccia pioggia o neve. Sì, dev'essere stato mentre scendevo le scale a perdifiato, pensandoti dietro alla porta con dei fiori in mano ed un sorriso per me. Mi sposto sul davanzale e, stavolta, c'è odore di mare e mi riprometto di lasciare le ante accostate prima d'andare a letto se domattina voglio che entrino i gabbiani; mi rimarranno le conchiglie tra i capelli e le reti dei pescatori tra i sogni dei miei non luoghi, mentre le braccia stringeranno l'equatore di ciò che è andato perduto. Stanotte, dormirò sull'uscio della porta. Avrei giurato d'averti sentito suonare, ma così non dev'esser stato. Io dormo lì.
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