C'è epidemia di rose. Un sole da mantecare col sangue prima d'amore. Pulire l'organo genitale dell'immaginario con cui concupisci chimera e tieni l'odore di mare nel fazzoletto della nonna così se mezzanotte non avesse stelle, lo sventolerai braccio alto verso gli astri _ a chiamare le ombre già predisposte a dolcezza. Falene come grizzly in agguato aspettando sera, devi essere veloce a decidere la durata dei sogni ma non guardare la copula del buio con l'inferno, le maschere, i volti, potrebbero spezzarti il cuore. C'è epidemia di rose. Troppo profumo? Troppa primavera o mai abbastanza rondini? Merli, ovunque piccioni e corvi pronti per fare da modelli in un quadro di pollock, ed è uno sputo di colore ovunque nei vasi, nei campi, nei boschi; è pazza, ti fa pensare, la primavera coi suoi disturbi d'umore, caldo. Tiepido. Freddo, sole o pioggia ma quanti capricci... l'attimo che ti perdi è quello in cui chiusi gli occhi, vai nell'oltre, al diavolo il sonno, l'insonnia è veggenza – è vittoria sulla materia... balli di moscerini innocenti sui resti di frutta, venere in piume saltella sui tetti, se non è una colomba allora è uno spettro _ aspetta! Nuovamente quell'odore della notte addosso – scaccialo dalla testa, dalla pelle, caccia via il mostro dalle forme del male che t'inchiodano se solo e goditi la luce con tutti i suoi misteri. Non è buio. Il sole e poche nuvole avvolte da un dolore post parto di arcobaleni ... una pioggia masticatrice di nervi in quelle nuvole, spegni, accendi, spegni, riaccendi, è intermittente il tuo cervello quando si tratta di noia. Scrivi, dipingi questo momento di aria che porta avanti i profumi a nessuno importerà mai di loro eppure ci sarà uno, uno solo di pazzo innamorato a cogliere un fiore e a portarlo chissà dove _ non saprai se la sua storia finirà bene ma finché luce sbrividerranno ubriachi i sentimenti.
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