Pomeriggi al pianoforte pur di fuggire da un presente già duro dodici anni son pochi per una condanna a vita. La voce di mia madre che urlava da lontano per sapere dov'ero in bilico tra il balcone ed il cielo e giù dalle scalette tra un calcio ad un pallone rattoppato il tuo sguardo mi rubò ogni parola. La gioia non abitava a casa mia ma tutto improvvisamente si colorava nell'intesa dei nostri occhi innocenti e l'aria si faceva densa di parole inarrivabili. Pomeriggi di zucchero filato al laghetto dell'Eur di baci appassionati a finire l'aria e telefonate sempre troppo brevi che lasciavano posto al dolore del silenzio ed un domani troppo invadente per chi non conosceva il prezzo delle scelte. Sei la canzone rimasta nella mia adolescenza bella e spensierata sulle punte della tua danza passeggeri di un tempo andato come un brandello di cielo al tramonto.
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