Il bambino ha cento lingue cento mani cento pensieri cento modi di pensare di giocare e di parlare
cento sempre cento modi di ascoltare di stupire di amare cento allegrie per cantare e capire
cento mondi da scoprire cento mondi da inventare cento mondi da sognare.
Il bambino ha cento lingue (e poi cento cento cento) ma gliene rubano novantanove.
Gli dicono: di pensare senza mani di fare senza testa di ascoltare e di non parlare di capire senza allegrie di amare e di stupirsi solo a Pasqua e a Natale.
Gli dicono: di scoprire il mondo che già c’è e di cento gliene rubano novantanove.
Gli dicono: che il gioco e il lavoro la realtà e la fantasia la scienza e l’immaginazione il cielo e la terra la ragione e il sogno sono cose che non stanno insieme.
Gli dicono insomma che il cento non c’è. Il bambino dice: invece il cento c’è.
In questo periodo di Pandemia, ho scoperto questo studioso e mi sono soffermata su questi versi. La mia esperienza quotidiana mi porta a dire subito che io la penso come i bambini: " Il cento c'è!"
Questa sera, nella scuola dove lavoro,abbiamo "la serata pedagogica"sul tema Reggio Emilia.
Nella poesia di Loris Malaguzzi ho visto il sorriso dei bimbi,la loro fantasia e creativita´.
Commenti