Commenti a Come un filo d'erba di Giuseppe Freda


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Rispondo al seguente commento di Alberto Iess (che mi contatta per la prima volta; commento che ricopio per l'ipotesi che venga cancellato; almeno non ci perdo la fatica della risposta, come accaduto in altri casi):
"Se scrivessi sempre poesie come questa, secondo me non avresti bisogno di fare i concorsi di cui poi ti lamenti :-)
Non prendermi troppo seriamente."

Scusami, Alberto, ma non ho capito.
     Personalmente, come la maggior parte dei concorrenti credo, ho partecipato al concorso di cui parli solo perché mi piaceva il meccanismo del giudizio popolare: un vero miracolo di tecnologia. Secondo me, infatti, il giudizio della gente è l'unico giudizio che conti: i libri, i quadri, i dischi, i giornali li compra la gente, non i critici o le "personalità" che fanno parte delle giurie.
     Dunque io non mi lamento assolutamente del concorso, anzi, lo ritengo una gran cosa. Mi lamento dell'intervento della giuria "qualificata", che si è permessa di sovvertire il voto popolare senza fornire di ciò alcuna motivazione. Il suo ruolo avrebbe dovuto semmai essere un altro: sfrondare il numero delle frasi in concorso, sceglierne cioè,  in una fase preliminare 300 o 400 componimenti da sottoporre al voto popolare.... ma non si è mai sentito che un voto popolare di circa un migliaio di persone sia stato posto nel nulla dal giudizio di 11 persone. Avessero almeno costoro fornito una motivazione "tecnica" del loro operato... NULLA.  E allora, se la faccenda è de gustibus, non vedo perché i gusti di 11 (tra l'altro estremamente divergenti tra loro) dovrebbero prevalere sui gusti di un migliaio (tra cui di certo, insieme a tanti onesti fruitori di poesia, vi sono anche molti che avrebbero ben meritato di essere in quella giuria).
     Io non so se tu abbia a meno votato. Per quanto mi riguarda, io ho dato un voto a ciascuno dei circa 2400 componimenti (poesie o aforismi) presenti in concorso. Ma quanti avranno fatto altrettanto?? Ecco, secondo me NON SI PUO' PROPORRE A UNA GIURIA POPOLARE UN NUMERO COSI' ALTO DI FRASI.
     La cosa più logica sarebbe stata un'altra: proporre al voto della giuria popolare un massimo di 100/150 poesie più 100/150 aforismi, operando la cernita in una fase precedente, ad opera, anziché di una giuria "qualificata" ma non motivante, di una giuria popolare ristretta (diciamo 30-50 iscritti al sito, di comprovata capacità, competenza e cultura, e disposti a dare un voto a ciascuna delle poesie concorrenti), semmai anche con facoltà di MOTIVAZIONE DEL VOTO, risultante in commento. Questo sì, che sarebbe stato un valido modo di svolgere un concorso a voto popolare: proporre al giudizio di tutti solo componimenti scelti e commentati.
     Comunque, come ho detto, c'è da limare; ma l'idea del concorso a voto popolare è validissima. Di fronte ad essa, la giuria finale appare una sorta di direttorio, che a mio avviso solo in maniera formale può inficiare il voto popolare, che rimane la vera sostanza di questo concorso e di qualsiasi REALTA' che esista davvero nella nostra società. E' assurdo lasciare che un voto popolare si esprima, e poi inficiarlo in questa maniera...  : )))

     Ciò premesso, nel tuo pensiero il punto che mi è oscuro è il seguente: i concorsi di poesia non servono perfettamente a niente, salvo forse a chi li bandisce, per creare audience, o a chi desidera fregiarsi di notorietà (di solito vanesie o immeritate); giacché, come noto, anche se ultra-premiati, i libricini di poesie, e direi anche i libri in genere, salvo pochissimi (che di solito fanno anche pena), non sono un buon affare per chi li scrive. Relativamente ai libri, detto in altre parole, vale, di solito , un vecchio adagio secondo cui è pezzente chi li scrive, chi li stampa e chi li legge. Molto meglio, se proprio si vogliono "alzare" un pò di soldini, imbrattare tele e accordarsi con un critico d'arte di quelli  "buoni", semmai operante su diverse testate giornalistiche.
    Dunque, concorsi di poesia nessuno ha bisogno di farne.
   Caduta la conclusione del tuo discorso ("secondo me non avresti bisogno, eccetera"), la premessa (alquanto sibillina, giacché non si capisce se la poesia ne risulti apprezzata o, al contrario, disprezzata) cade anche lei; e, quanto alla precisazione finale,  il non prenderti seriamente ne deriva purtroppo, allo stato, come unica conclusione logica possibile.
    Mi farebbe perciò piacere che mi spiegassi il tuo pensiero, giacché io sono per la chiarezza, nel bene o nel male che sia. Detto in altri termini: se mi dici che questa poesia fa pena, possibilmente anche spiegandomene il motivo, ti ringrazio allo stesso modo in cui ti ringrazierei se mi dicessi che ti piace moltissimo.
    Spero di essere stato chiaro ed esauriente.
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Se scrivessi sempre poesie come questa, secondo me non avresti bisogno di fare i concorsi di cui poi ti lamenti :-)


Non prendermi troppo seriamente.
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Grazie dei commenti, taluni fin troppo lusinghieri per essere meritati.
...Che ne penso?
   Penso che attendiamo di tutto dal cielo (angeli, extraterrestri, panierini, numeri certi per il gioco del lotto...) e dimentichiamo la terra, dalla quale, sino a prova contraria, riceviamo, oltre a qualche soffione boracifero e qualche scossettina di terremoto, tutto ciò che ci occorre.
   Detto sinteticamente: meglio acquattarsi che appollaiarsi.  : )))
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Troppo vicino alla terra per essere mosso dal vento... mi piace.
Penso che dalla terra arriveranno anche flussi benefici di energia.
Che ne pensi?
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Sei già in tutte le liste amici possibili !!  : )))

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