Frasi preferite da Veronica Bonifazi

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Scritta da: Andrea Spartà
Passarono le settimane e passarono i mesi.
Ivan e Giada continuarono a vedersi, sempre allo stesso posto, sempre allo stesso orario, sempre con lo stesso intento.
"Ehi Ivan..." sospirava Giada, sdraiata sulla spiaggia a pochi passi dal bagnasciuga, la testa poggiata sulle gambe del ragazzo e le mani sul proprio ventre.
"Sì, Giada? Dimmi" rispondeva sempre lui, come se fosse la parte di un copione già scritto, e sorrideva mentre passava una mano tra i capelli cremisi di quell'angelo e fissava il cielo riflettersi nei suoi occhi, del solito colore così chiaramente indefinito.
"Raccontami una storia..."
e così scorreva il tempo, storie su storie, personaggi su personaggi, emozioni su emozioni, fino a quando il sole spariva in lontananza, purtroppo non sul mare bensì dietro le montagne, e veniva il turno della luna e di tutte le stelle, sue fedeli suddite, di specchiarsi negli occhi, spesso lucidi, di Giada Stella.
Le storie di Ivan, poi, sembravano davvero infinite. Ne aveva scritte decine e decine ancor prima di incontrare quella splendida ragazza, alla quale continuava a raccontarle, ma adesso che il suo cuore era in subbuglio, giorno e notte, l'ispirazione sembrava non dargli pace. E scriveva, senza fermarsi mai se non per raccontare, raccontare a colei di cui si era innamorato quelle storie di cui lei si era innamorata.
Storie d'amore, tantissime, storie tristi, storie forti, storie fantastiche, storie di vita vissuta. Storie.
E da ognuna scaturiva un'emozione diversa, tante emozioni diverse, tantissime emozioni uniche.
Una, due, tre, cinque, dieci, venti, trenta, quaranta, cinquanta, cento.
Centoundici emozioni.
"Ehi Ivan..."
"Sì, Giada? Dimmi"
"Raccontami una storia..."
e lui raccontava di squallidi scenari, di ricordi trasfigurati dalla realtà, di verità nascoste, di canzoni di sottofondo a momenti fantastici, di ragazzini e ragazzine, di uomini e donne, di nonni e nonne, di navi d'oro, di Dio, di gente che si è amata e odiata e tradita, di limiti, di bocche baciate in discoteca senza un vero senso, di anni d'attesa passati ad adorare la stessa inesistente persona, di disperazione, di sogni disillusi, di pianti e di carezze.
Di vita. Semplicemente.
"Ehi Ivan..."
"Sì, Giada? Dimmi"
"Raccontami una storia..."
"Ma certo..."
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    Scritta da: Rita R.
    La Bhagavad Gita - l'antico testo indiano yogi - dice che è meglio vivere la propria vita in modo imperfetto piuttosto che vivere in modo perfetto l'imitazione di quella di qualcun'altro. Io adesso ho cominciato a vivere la mia vita. Per imperfetta e disarcolata che sia, mi assomiglia completamente.
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      Scritta da: Sharon Xxxxxx
      Quando ferisci una persona nei suoi sentimenti le dai il dolore più spietato che possa esistere sulla faccia della terra. Non è come offendere una persona, o ancora dirle qualche parolaccia, burlarla, parlarle alle spalle. No! I sentimenti sono le particelle più piccole del nostro corpo e sono le più intense. Beh, io mi sentivo di morire perché la particella della mia vita, quella in fondo al cuore, si era staccata per sempre e non sapevo più come ripescarla!
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        Perché c'era qualcosa, tra quei due, qualcosa che in verità doveva essere un segreto, o qualcosa di simile.
        Così era difficile capire ciò che si dicevano e come vivevano, e com'erano.
        Ci si sarebbe potuti sfarinare il cervello a cercar di dare un senso a certi loro gesti. E ci si poteva chiedere perché per anni e anni. L'unica cosa che spesso risultava evidente, anzi quasi sempre, e forse sempre, l'unica cosa era che in quel che facevano e in quello che erano c'era qualcosa - per così dire - di bello.
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          Scritta da: Claudio Profumi
          E assolutamente in silenzio, iniziò a piangere in quel modo che è un modo bellissimo, un segreto di pochi, piangono solo con gli occhi, come bicchieri fino all'orlo di tristezza, e impassibili mentre quella goccia di troppo alla fine li vince e scivola giù dai bordi, seguita poi da mille altre, e immobili se ne stanno lì mentre gli cola addosso la loro minuta disfatta.
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            Scritta da: ENRICO BORTOLAMI
            Ma più di ogni altra cosa - sia che ridesse o urlasse o semplicemente stesse lì, come ad aspettare - la bocca di Jun Rail. La bocca di Jun Rail non ti lasciava in pace. Ti trapanava la fantasia, semplicemente. Ti impiastricciava i pensieri. "Un giorno Dio disegnò la bocca di Jun Rail. È lì che gli venne quell'idea stramba del peccato".
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              Scritta da: Francesca F.
              I giovani escono dall'università e non trovano lavoro. I vecchi raggiungono l'età della pensione senza avere denaro sufficiente per vivere dignitosamente. Gli adulti non hanno tempo per sognare-dalle otto del mattino alle cinque del pomeriggio lottano per mantenere la famiglia, per pagare le rette scolastiche ai figli, affrontando le innumerevoli fatiche che conosciamo e che si riassumono nell'espressione "la dura realtà".
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                È sempre più forte di me. Lo è sempre stato. Perché a lui basta una parola per farmi male. Anzi, anche meno: una parola non detta, un silenzio, una pausa. Uno sguardo rivolto altrove. Io posso sbraitare e dimenarmi per ore, passare alle ingiurie, mentre a lui per stendermi basta una piccola smorfia, fatta con un angolo del labbro.
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