L'unica cosa che riesce a calmarmi è pensare a te. Te, profondo sconosciuto. Te e il tuo alone di mistero che ti avvolge delicatamente. Poche cose so su di te e stavolta mi va bene. Ne sono contenta, perché? Perché, questa volta, vorrei scoprirti da me. So il tuo indirizzo scolastico e che hai una passione per le poesie. Ecco, questo mi basta. Ti penso mentre leggi un libro, ti immagino, espressione concentrata e meravigliata dalla magnificenza delle parole. Ti immagino, magari, mentre ne scrivi di tue, di mano tua, di mente tua, chissà forse lo fai e magari sono dei capolavori. Ti vedo un po' come un idolo, ma che potrei raggiungere; ecco la cosa che mi spaventa: che riesca a raggiungerti. Ti ho adocchiato il secondo giorno di scuola. I lineamenti del viso, i capelli lunghi e malcurati, il tuo modo di camminare, incurante di chi ti sta attorno. Il tuo modo di portare lo zaino sulla spalla destra, come lo tieni, come agiti le mani mentre parli con i tuoi amici. Passa il tempo e ti osservo, è bello vederti, mi emoziono ogni volta. Sei una continua sorpresa. Non ti vedo da più di un mese, ma tu costante compari nella mia mente, e così ricordo il pomeriggio che ti ho visto e io tremavo e sorridevo. Mi hai scrutato, ma non come volevo io. Devo vederti, ti vedo, avvampo, mi tremano le gambe ma tutte le ansie si dissolvono in un instante. Ti penso e l'animo si quieta. Mi hai stregato, folgorato dalle tue movenze delicate, alcune un po' goffe. Eccomi sotto il tuo incantesimo, modificalo pure, ma non estinguerlo. Ti prego.
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