Se in mezzo al petto mi nascesse stalagmite di fuoco e in lacrime calcaree librassi in passi di cielo, una preghiera diverrebbe tetto e nevicherei tutti gli schiaffi dell'aria dolorosa
Se la pelle mi diventasse d'amianto e il gelo scrostasse patine di paura precipiterei acqua per risalire e svaporare fumogena pellicola rarefatta rifratta per gioco di luce tra cristalli fragili
Se fossi stagione mieterei adesso per sfamarmi di pane e farmi scorta e formica piccola nera così lontana dai cicalecci
Anima granulare brina e germe freddo con la secchezza del peso verso il suolo e il terrore del gelicidio sarei gragnola e muterei il nome in Siberia.
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