Finché Apollo non sacrifica il poeta sul suo altare, nelle pene del vano mondo egli spaurito deve aspettare. È muta la sua sacra lira, l'anima freddi sogni assapora, dei miseri figli della terra, forse egli è più misero ancora. Ma appena la parola divina il sensibile udito toccherà, come un'aquila risvegliata, l'anima del poeta si alzerà. È triste nei trastulli del mondo, fugge via dalla gente chiassosa, davanti all'idolo delle masse non china la testa orgogliosa. Corre, selvaggio e severo, pieno di sgomento e di canti, fin sulle onde del deserto, nel bosco di querce fruscianti.
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