Ricordo mio nonno, un contadino: quando gli chiedevo "Cosa fai, nonno?", rispondeva "aspetto la morte". Per me non era mai una risposta tragica perché per lui aspettare la morte significava attrezzarsi, nell'ultima parte della vita, ad affrontarla con tutte le armi dell'uomo (lo scherno, l'ironia, la tristezza, l'amicizia, l'amore), ma mai ad esorcizzarla. Noi invece la dobbiamo esorcizzare con i nostri "gesti segreti" perché crediamo solo nei fatti. E di fronte al "fatto della morte", che non si può controllare perché si è "assenti" nei riguardi di esso, possiamo solo fare scongiuri o "dare i numeri".
Voglio pensarti,
ma come faccio
se non ricordo
la tua immagine?
Riesco a immaginare
il tuo viso
guardando
una fotografia
di tanto tempo fa.
Tu,che hai avuto il coraggio
di partire per
la seconda guerra mondiale,
pensando se un giorno
saresti mai arrivato a casa
dai tuoi famigliari.
Nel 1994 il tuo sorriso
si è spento.
E non posso immaginare che,
un anno prima che tu morissi
sono nata io.
Mi dispiace di non averti potuto abbracciare
come vorrei
abbracciarti adesso.....
Il tuo sogno nel cassetto
l'ho fatto diventare realtà,
impegnandomi e dedicando
a te la vita della musica.
Se tu saresti ancora in vita
sicuramente potremmo
fare un duetto:
tu voce
e io violino.
Grazie di avermi
fatto passeggiare
in braccio a te
in mezzo alla rugiada,
in mezzo alla campagna,
e in mezzo ai nostri sogni spensierati.
Grazie...di avermi fatto capire il senso della vita.
Ti vorrò per sempre tanto bene!
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