Aforismi di Primo Levi

Scrittore, partigiano, chimico e poeta, nato giovedì 31 luglio 1919 a Torino (Italia), morto sabato 11 aprile 1987 a Torino (Italia)
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Scritta da: Rubyna
Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell'aria. La peste si è spenta, ma l'infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo. In questo libro se ne descrivono i segni: il disconoscimento della solidarietà umana, l'indifferenza ottusa o cinica per il dolore altrui, l'abdicazione dell'intelletto e del senso morale davanti al principio d'autorità, e principalmente, alla radice di tutto, una marea di viltà, una viltà abissale, in maschera di virtù guerriera, di amor patrio e di fedeltà a un'idea.
Primo Levi
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    Scritta da: Rubyna
    Erano cento
    Erano cento uomini in arme.
    Quando il sole sorse nel cielo,
    Tutti fecero un passo avanti.
    Ore passarono, senza suono:
    Le loro palpebre non battevano.
    Quando suonarono le campane,
    Tutti mossero un passo avanti.
    Così passò il giorno e fu sera,
    Ma quando fiorì in cielo la prima stella,
    Tutti insieme fecero un passo avanti.
    "Indietro, via di qui, fantasmi immondi:
    Ritornate alla vostra vecchia notte":
    Ma nessuno rispose, e invece.
    Tutti in cerchio, fecero un passo avanti.
    Primo Levi
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      Scritta da: Rubyna
      E infine, si sa che sono qui di passaggio, e fra qualche settimana non ne rimarrà che un pugno di cenere in qualche campo non lontano, e su un registro un numero di matricola spuntato. Benché inglobati e trascinati senza requie dalla folla innumerevole dei loro consimili, essi soffrono e si trascinano in una opaca intima solitudine, e in solitudine muoiono o scompaiono, senza lasciar traccia nella memoria di nessuno...
      Primo Levi
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        Scritta da: Rubyna
        Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere quest'offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati in fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c'è, e non è pensabile. Nulla è più nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga.
        Primo Levi
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