Era quasi mezzanotte e il Primo Ministro stava seduto da solo nel suo ufficio, a leggere una lunga relazione che gli scivolava via dalla mente senza lasciare la minima traccia. Aspettava una chiamata dal presidente di un paese remoto e, tra il chiedersi quando quel disgraziato avrebbe telefonato e il cercare di allontanare gli spiacevoli ricordi di una settimana lunghissima, faticosa e complicata, nella sua testa non c'era molto spazio per altro. Più cercava di concentrarsi sui caratteri stampati della pagina, più chiara vedeva la faccia maligna del suo avversario politico. Questi era apparso al telegiornale quel giorno stesso non solo per elencare tutte le cose terribili successe nell'ultima settimana (come se ci fosse bisogno di ricordarle), ma anche per spiegare perché fossero, dalla prima all'ultima, colpa del Governo.
"Abbiamo vinto!" gridò Ron, balzandogli davanti e bandendo la coppa d'argento. "Abbiamo vinto! Quattrocentocinquanta a centoquaranta! Abbiamo vinto!" Harry si guardò intorno; c'era Ginny che gli correva incontro: aveva un'espressione dura, splendente, e lo abbracciò. E senza riflettere, senza averlo premeditato, senza preoccuparsi del fatto che cinquanta persone li stavano guardando, Harry la baciò.
L'infanzia di Neville era stata rovinata da Voldemort quanto la sua, ma Neville non aveva idea di quanto fosse arrivato vicino ad avere il destino di Harry. La profezia avrebbe potuto riferirsi all'uno o all'altro, eppure, per le sue personali, imperscrutabili ragioni, Voldemort aveva scelto di credere che alludesse a Harry. Se avesse fatto l'altra scelta, ora sarebbe stato Neville ad avere la cicatrice a forma di saetta e a sopportare il peso della profezia... o no? La madre di Neville sarebbe morta per salvarlo, come Lily per Harry? Certo che si... ma se non fosse riuscita a frapporsi tra suo figlio e Voldemort? Allora non ci sarebbe stato nessun "prescelto"? Un posto vuoto dove ora sedeva Neville e un Harry senza cicatrice che sarebbe stato abbracciato e baciato dalla propria madre, e non da quella di Ron?
Harry: "Andrà tutto bene, signore" ripeté ancora e ancora, più preoccupato del mutismo di Silente di quanto lo fosse stato dalla sua voce indebolita. "Ci siamo quasi... Posso farci materializzare tutti e due... non si preoccupi." Silente: "Non sono preoccupato, Harry" rispose Silente, la voce un po' più forte nonostante l'acqua gelata. "Sono con te".
"Vostro padre sapeva quello che faceva e non vi ringrazierebbe se intralciaste i piani dell'Ordine!" anche Sirius alzò la voce. "Le cose stanno così... ecco perché voi non fate parte dell'Ordine. Non capite, ci sono cose per cui vale la pena di morire!"
Ma anche mentre continuava a divincolarsi, una parte di lui si rese conto che fino ad allora Sirius non lo aveva mai fatto aspettare. Sirius aveva rischiato tutto, sempre, per vederlo, per aiutarlo. Se non era riapparso quando Harry aveva urlato il suo nome come se la sua vita ne dipendesse, la sola spiegazione possibile era che non poteva... che era davvero...