Scritta da: Elisabetta
L'avvenire ci tormenta, il passato ci trattiene, il presente ci sfugge.
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L'avvenire ci tormenta, il passato ci trattiene, il presente ci sfugge.
Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come fanno gli ambiziosi per istruirvi. No, leggete per vivere.
Eppure, ancora adesso, non so cosa mi abbia spinto verso te.
La parola umana è come una caldaia incrinata su cui battiamo musica per far ballare gli orsi, quando vorremmo commuovere le stelle.
Non avevano nient'altro da dirsi? I loro occhi, però, traboccavano di parole più gravi. Mentre si sforzavano di trovare frasi banali, si sentivano riempire tutti e due da uno stesso languore. Era come un mormorio dell'anima, profondo, continuo, che l'aveva vinta sulla voce. Stupiti da questo questo nuovo, soave sentimento, non pensavano neppure a spiegarne il senso, a scoprirne la causa. Le felicità future, come le rive dei tropici, proiettavano, sulla immensità che le precede, il loro molle sentore come una brezza profumata: si scivola in quell'estasi e non importa se l'orizzonte non si vede.
Se ho provato momenti di entusiasmo, li devo all'arte; eppure, quanta vanità in essa! Voler raffigurare l'uomo in un blocco di pietra o l'anima attraverso le parole, i sentimenti con dei suoni e la natura su una tela verniciata.
Ama l'arte; fra tutte le menzogne è ancora quella che mente di meno.
Lascia che ti ami a modo mio, secondo il mio essere, coi segni originali che conosci. Non forzarmi mai, farò tutto.
Credo che se si guardasse sempre il cielo, si finirebbe per avere le ali.
L'arte! L'arte! Che bella cosa questa vanità.