Nessuno può immaginare quel che dico quando me ne sto in silenzio chi vedo quando chiudo gli occhi come vengo sospinta quando vengo sospinta cosa cerco quando lascio libere le mie mani. Nessuno, nessuno sa quando ho fame quando parto quando cammino e quando mi perdo, e nessuno sa che per me andare è ritornare e ritornare è indietreggiare, che la mia debolezza è una maschera e la mia forza è una maschera, e che quel che seguirà è una tempesta. Credono di sapere e io glielo lascio credere e avvengo. Hanno costruito per me una gabbia affinché la mia libertà fosse una loro concessione e ringraziassi e obbedissi. Ma io sono libera prima e dopo di loro, con loro e senza di loro sono libera nella vittoria e nella sconfitta. La mia prigione è la mia volontà! La chiave della prigione è la loro lingua ma la loro lingua si avvinghia intorno alle dita del mio desiderio e il mio desiderio non riusciranno mai a domare. Sono una donna. Credono che la mia libertà sia loro proprietà e io glielo lascio credere e avvengo.
Cosa si puo' aggiungere di più?
E' solo da un po' che ho scoperto questa straordinaria poetessa Libanese.....bravissima a descrive la condizione femminile non solo nei paesi orientali.
Ti ringrazio odiosa, ma questa poesia è di Joumana Haddad, una poetessa (e non solo) libanese; esprime tutto il coraggio ed il Silenzio pieno e denso del Femminile, i colori racchiusi - e sprigionati - nel suo universo. Un universo che rimane immenso al di là di leggi e pregiudizi, di imposizioni o negazioni. Un universo che Esiste al di sopra di tutto questo, che si eleva su una cecità ancora così radicata.
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