Scritto da: Lorenza

Come vecchi amici


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...d'amore. Poi la notizia. Un figlio. Un figlio nostro in arrivo! Eravamo felici o ero io la sola ad esserlo veramente? Se sarà femmina, la chiameremo Emma. Sì, Emma. Ci piacerebbe una bambina, fantastichiamo su occhioni verdi e riccioli ambrati, come i tuoi. Serate intere a immaginare orsetti, bavaglini e seggiolini da fissare alle nostre bici, per future passeggiate in tre. Mi tocco il ventre e accarezzo la felicità. Un figlio in arrivo vuol dire famiglia, calore, appartenenza. Vuol dire per sempre. O almeno così pensavo e ringraziavo un Dio in cui non sono certa di credere, per avermi dato te. Poi una notte, quella notte. Una notte di temporale. Chissà com'è che ti sentii, avevo un sonno così profondo allora. Il calore del tuo corpo vicino e la gravidanza mi regalavano notti di sonno beato e indisturbato, ma quella notte qualcosa mi svegliò, mi tirò per la manica del pigiama. Ti stavi alzando, incespicavi malamente per afferrare gli occhiali sul comodino. Ti guardai, ancora intontita.
Dove vai, amore?
La tua faccia non la scorderò mai, sembrava un'impalcatura crollata. La bocca aveva una piega di amarezza che mi era estranea, mentre pronunciava parole che non capivo.
Devo andare via.
Devo andare ... [segue »]

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